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Rottura LCA: l’attività sportiva continua con le giuste terapie

30 Aprile 2019
Rottura LCA Ambulatorio Dott Davide Bertolini

Quel “crack” che segna la rottura del legamento crociato anteriore è l’incubo degli sportivi. Significa, spesso, abbandonare l’attività sportiva preferita, cambiare abitudini, e soprattutto, la fine della carriera sportiva per gli atleti. Oggi però, con le giuste terapie, tornare in campo dopo una lesione del LCA, è possibile e reale. Ne parla il dottor Davide Bertolini <chirurgo… presso…>

 

Di fronte alla rottura del legamento crociato anteriore, non esiste una terapia uguale per tutti. «Una delle più frequenti lesioni del ginocchio nello sportivo è, senza dubbio, la rottura del legamento crociato anteriore (LCA) – spiega il dottor Davide Bertolini –. Riprendere a far sport dopo una lesione di questo tipo è possibile ma solo dopo aver affrontato con successo il giusto percorso di cura, in alcuni casi anche chirurgico, e di riabilitazione. Anche il recupero ha tempi e modalità diversi perchè dipende da molteplici fattori quali il tono muscolare, la gravità della lesione, l’età dello sportivo, la capacità di compensazione delle strutture tendinee e muscolari ancora sane, oltre alla motivazione dell’atleta e, non ultimo, al tipo di sport al quale la persona intende tornare».

 

Le lesioni al crociato e lo sport

Svolgere attività sportiva è possibile anche in presenza di una lesione al legamento crociato anteriore. «A patto di essere cauti e solo se l’articolazione ha mantenuto un buon livello di stabilità – prosegue il chirurgo –, è possibile fare certi tipi di attività fisica e movimenti. Se il paziente non ha esigenze di tornare a praticare sport agonistico o ad alti livelli, per esempio, può provare a compensare la lesione del LCA modificando le richieste funzionali del ginocchio, ovvero evitando di sottoporre il ginocchio a repentine rotazioni o a traumi, come può accadere nel calcetto o nella corsa. È possibile, ad esempio, nuotare, meglio a stile libero anzichè a rana. Fondamentali inoltre sono il tono muscolare, specie del quadricipite, e l’azione di contenimento svolta dagli altri legamenti del ginocchio che permettono una certa stabilità dell’articolazione. Nella lesione del crociato, però il vero problema – prosegue il dottor Davide Bertolini – è l’estensione del danno alle strutture adiacenti, quali cartilagini, legamenti circostanti o menischi. Per gli sportivi, questa situazione di instabilità significa rischio di un precoce processo artrosico».

 

La terapia e il recupero

Per i giovani sportivi, gli agonisti o gli amanti degli sport ad alta intensità, la soluzione terapeutica è l’intervento di ricostruzione, e solo in casi particolari, di trapianto del legamento. «L’intervento – prosegue l’esperto – permette di recuperare la stabilità del ginocchio, la completa capacità di movimento e tornare all’attività sportiva agli stessi livelli di prima della lesione. Dopo l’intervento, è fondamentale che il paziente segua con precisione le indicazioni previste dal programma di riabilitazione. Fino a qualche tempo fa, i programmi di riabilitazione erano per lo più standardizzati; oggi, invece, sono stati sostituiti da un approccio cosiddetto “a tappe” o step, basato sulla differente capacità di recupero di ciascuno. Una volta completata una tappa della riabilitazione, si passa alla successiva, indipendentemente da quanto tempo il paziente ci mette. Solo quando tutte le tappe sono state completate si può dire che il recupero sia avvenuto del tutto. In particolare per gli sportivi che desiderano tornare a fare attività fisica ad alti livelli, il recupero post-operatorio e la riabilitazione segue schemi diversi, sempre nel rispetto dei tempi della guarigione biologica dell’atleta. Infatti, solo rispettando i tempi giusti – conclude l’esperto – è possibile tornare in campo senza paura, recuperando le performance di prima della lesione».

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