Con l’avvento della chirurgia robotica, il futuro entra nel presente della chirurgia ortopedica. Apparecchiature sempre più sofisticate affiancano lo specialista nel suo lavoro, ma cosa possono fare esattamente questi robot? Quanto sono efficaci e, soprattutto, in che ambito confinano il chirurgo? Ce lo spiega il dottor Davide Bertolini <medico/primario… presso…>
Quando un danno alle cartilagini o alle terminazioni ossee del ginocchio, in genere conseguenza di artrosi o trauma, compromette in maniera irreversibile la mobilità dell’articolazione, l’intervento chirurgico protesico diviene, solitamente, l’unico percorso terapeutico veramente efficace e risolutivo. L’aspettativa di vita, sempre più elevata, l’aumento degli infortuni e un progressivo incremento di alcune patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide, hanno provocato un aumento del numero di impianti di protesi al ginocchio, tanto da essere tra gli interventi più praticati. Volta al ripristino della mobilità, grazie alla rimozione dei tessuti danneggiati e alla loro sostituzione con placche metalliche, l’operazione, particolarmente delicata, richiede una precisione assoluta. Le protesi, tanto che rimpiazzino l’intera articolazione (tricompartimentali), quanto solamente una parte di essa (monocompartimentali), devono essere impiantate senza errori per evitare complicanze quali la protesi dolorosa o la sua mobilizzazione.
Robotica: il futuro in sala operatoria
La chirurgia robotica è la risposta della medicina moderna alla sempre maggior domanda di interventi di protesi al ginocchio. «Il funzionamento del sistema robotico – spiega il dottor Davide Bertolini – è concettualmente semplice. Si compone, sostanzialmente, di un’apparecchiatura che fa uso di un braccio meccanico articolato in grado di eseguire incisioni millimetriche direttamente sulle superfici ossee che dovranno ospitare le protesi». I vantaggi sono molteplici:
- attenta e precisa pianificazione preventiva dell’intervento
- possibilità di eseguire simulazioni prima di operare
- minor invasività dell’azione chirurgica
- riproducibilità (anche a distanza di tempo) delle azioni chirurgiche ed eliminazione di ogni errore post-programmazione
- estrema precisione nelle incisioni e nei tagli
- rimozione precisa e controllata del tessuto osseo
- maggior stabilità dell’impianto protesico
tutto ciò, per il paziente, si traduce in:
- cicatrice meno visibile
- in caso di protesi monocompartimentale, preservazione dei legamenti con conseguente recupero completo della mobilità, pari a quella di un ginocchio non operato
- minor dolore nelle fasi post-operatorie
- minor ospedalizzazione
- tempi di recupero brevi
Dal robot alla protesi di ginocchio, step-by-step
Il robot non è solo uno strumento chirurgico ma è utile anche nella pianificazione prima dell’intervento. «Le fasi pre-operatorie sono le più importanti – continua il dottor Bertolini -. Dopo un’accurata diagnosi che include la TAC 3D della zona da operare. si stabilisce il tipo di protesi da impiantare. A questo punto, il robot, grazie alle indicazioni del chirurgo, stabilisce con assoluta precisione i parametri di posizionamento della protesi. È fondamentale la precisione del chirurgo ortopedico – sottolinea l’esperto – perché in caso di errore, anche minimo, si rischia di compromettere la cinematica dell’articolazione, ovvero la dinamica del ginocchio. Una volta predefinito il piano di intervento, il robot permette di eseguire delle simulazioni per verificare la fattibilità dell’intervento e prevederne gli esiti».
A questo punto, è possibile predisporre la sala operatoria e preparare il paziente. Qui, una serie di telecamere a infrarossi acquisiranno lo scenario all’interno del quale il robot dovrà agire e solo allora, il braccio meccanico entrerà in azione. Sotto il controllo e la supervisione costante del chirurgo, il robot esegue, con assoluta precisione, le incisioni e le fresature necessarie all’impianto della protesi, asportando solo le parti di tessuto malato. «Senza il lavoro di pianificazione del chirurgo il robot non potrebbe operare – dice il dottor Davide Bertolini –. Nessun robot, infatti, sarà mai in grado di sostituire la professionalità e la discrezionalità del chirurgo che, ricordiamo, resta la sola e unica figura in grado di prendere le decisioni necessarie al buon esito dell’intervento».
Struttura anatomica del ginocchio: brevi cenni
Fondamentale per la flessione e l’estensione della gamba, il ginocchio è composto in larga parte da cartilagine, un tessuto connettivo molto resistente alla trazione e alla compressione che riveste le terminazioni ossee di femore e tibia e la parte interna della rotula. Dello stesso materiale sono fatti i menischi, due “cuscinetti” a forma di “C” che, adagiati sul piatto tibiale, compartecipano alla riduzione degli attriti dovuti al movimento. A nutrire e mantenere lubrificate le parti cartilaginee vi è il liquido sinoviale contenuto nella membrana sinoviale che riveste l’intera articolazione. Tendini e legamenti completano la struttura, mantenendo le parti in movimento, stabili e in asse.